Le vicende della fabbrica della nuova Chiesa Arcipresbiterale

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Alcuni giorni più tardi, un altro disegno era stato consegnato a Bergamo direttamente all’Abate Grataroli: “Mi vien detto dal Pandino che il disegno fatto da Mastro Provino sia assai bello Harei caro che a lui toccasse la sorte di metterlo in opera”.

Ma questo desiderio dell’arciprete non si avvererà.

Il 19 marzo 1742 i lavori erano già iniziati: “… in questi principij della fabbrica, li quali sono molto ardui anche per il doversi con orrore sprofondare a cavarne monti di ossi, che si conducono altrove. Questa povera gente (benché non senza i suoi lamenti) si affatica quanto può per l’incentivo specialmente in privato ed in pubblico, messogli su la speranza che daranno buoni aiuti li Sig.ri Benestanti col piacimento ed a decoro de quali si intraprende. Ed già è noto quanto sa V.S. Ill.ma promesso, come anche dalla casa dell’arciprete benché non abbia quivi un palmo di terra permanente”.

Dunque gli aiuti maggiori in questa prima fase delle opere, provenivano dai Grataroli in primo luogo, ma anche dai Vitalba di Trescore. In quei giorni forse era stata fatta la scelta definitiva del progetto, in quanto questo argomento non compare ormai più nella corrispondenza.

Ma non abbiamo elementi che ci possano dare lumi sulla persona. Fu forse scelto il progetto di Mastro Antonio Ganalli di Brignano, così come afferma Mons. L. Pagnoni; ma questo nome non compare mai nella documentazione dell’Archivio Grataroli.
Ad agosto la fornace produceva a pieno ritmo; “devo avvisarle essersi per necessità di legna abbruggiati nella Fornace què bastoni che si destinavano alla vendita; dicono anche per che essendo ormai del tutto inariditi dal sole erano di pochissimo peso ed però non tornava à conto il cercare di venderli. Per altro la fornacciata è sin ora andata bene, e dimani sera, penso, si chiuderanno le divoratrici bocche”.

Durante tutto il successivo inverno 1743 la comunità rimase impegnata per la fabbrica: le donne per la filatura del lino e della stoppa, i contadini a raccoglier legna nel Serio, o nel bosco che la chiesa aveva acquistato in quel di Masano, gli uomini di fatica a cavar terra per la fornace, che veniva ammassata in grandi mucchi all’aperto perché fiorisse col gelo di quel gran freddo.

Le strade che si usavano per cavar sabbia, per trasportar legna, terra o mattoni dovevano essere continuamente mantenute efficienti, affinché i massari accettassero di far eseguire i trasporti in cambio di alcune lenzuola, che si acquistavano a Romano nella bottega Frosio Roncalli, in cambio di alcuni pesi del filo di lino prodotto dalle donne nelle case del borgo.

A metà marzo si erano verificate impreviste difficoltà che avevano messo in notevole apprensione il notevole arciprete; “subito ricevuto il  pregiatissimo suo foglio, ne ho partecipato il tenore al sig. Oratio Rivola, il quale ha stimato conveniente che si avvisi subito il capo mastro di Pumenengo, acciò venga, se può senza dilatione con li suoi uomini, avanti che qui sia chiuso il passo”.

 

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