Pellegrinaggio in Terra Santa

Perle preziose da vivere nel quotidiano: l’eredità del pellegrinaggio in Terra Santa

Pellegrinaggio in Terra Santa_1Quaranta pellegrini. Ognuno con la propria storia, con il proprio vissuto, con la propria esperienza di fede. Quaranta pellegrini in cammino nei luoghi dove il Figlio di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, dove Lui ha deciso di farsi conoscere.

Il pellegrinaggio in Terra Santa, compiuto da alcuni fedeli della nostra parrocchia tra il 7 e il 14 agosto, non è e non può essere definito “un viaggio come tutti gli altri”. Non è una gita turistica o una vacanza. E’ un’esperienza di fede generata da un desiderio appassionato di conoscere le circostanze storiche e teologiche, ma anche archeologiche e geografiche, che hanno caratterizzato la vita di Cristo e di tutti quei personaggi che orbitano intorno alla sua figura. Solo questa disposizione a seguire le tracce del Santo consente di inserirsi in quel flusso di pellegrini che a partire dal IV secolo hanno calcato quelle terre ricche di cultura. Un pellegrinaggio in Terra Santa, poi, se è il cammino di un popolo, non può non visitare quella piccola minoranza cristiana che vive là dai tempi di Gesù, resistendo a ogni intimidazione e oppressione esterna, e anche all’intima tentazione di emigrare, in cerca di migliori condizioni di vita. Per la maggior parte si tratta di arabi cristiani, che in parte condividono la situazione degli altri palestinesi. In questo contesto senza dubbio difficile, gli ospedali, le scuole, i centri d’accoglienza e le università cristiane svolgono una funzione preziosa, contribuendo a generare una profonda solidarietà tra cristiani e musulmani. Nel corso del nostro pellegrinaggio in questa terra benedetta, abbiamo incontrato Father Johnny, parroco della comunità di Nablus. Father Johnny ci ha raccontato la sua esperienza in quei luoghi, fatta di continue tensioni tra ebrei e mussulmani, ma anche tra le varie confessioni del credo cristiano. Da qualche anni Father Johnny si sta impegnando per promuovere l’istruzione dei giovani di Nablus, offrendo loro alloggio e posti di lavoro.

Pellegrinaggio in Terra Santa_2Durante il nostro pellegrinaggio abbiamo potuto entrare in contatto più di una volta con la confessione ortodossa della religione cristiana. Luoghi di culto fondamentali per la cristianità come la Basilica della Natività e il Santo Sepolcro sono gestiti per lo più da ortodossi. Spesso e volentieri si tratta di una vera e propria “contesa degli spazi” dei posti sacri. All’intero del Santo Sepolcro, ad esempio, vige una vera e propria divisione in zone di competenza per le varie confessioni cristiane, ognuna con i propri riti e il proprio stile artistico e architettonico. Ma la convivenza li arricchisce a vicenda, ma inevitabilmente genera tensioni tra diritti spesso in conflitto, tra speranze difficilmente conciliabili. Appare qui evidente che la pace del mondo – è un equilibrio che gli uomini non devono smettere mai di cercare, ma nello stesso tempo è un miracolo che solo Dio può compiere.

Pellegrinaggio in Terra Santa_3

La tensione tra israeliani e palestinesi si respira in ogni angolo della Terra Santa. Nel corso del nostro viaggio abbiamo potuto incontrare alcuni esponenti di entrambe le parti. Ahmad, un arabo palestinese residente a Gerico, ci ha raccontato delle difficoltà che molti arabi hanno dovuto affrontare per passare i checkpoints qualche anno fa e di come i rapporti si mantengano abbastanza tesi nonostante le armi siano state deposte da qualche tempo a questa parte. Daniel Taub, ambasciatore d’Israele presso il Regno Unito, ha risposto alle nostre domande sui trattati di pace del conflitto arabo-israeliano, fornendoci anche una serie di aneddoti legati al suo lavoro di ambasciatore di pace israeliano. Questi incontri ci hanno invitato a riflettere e ad aprire la mente sulle realtà locali e sulle loro difficoltà.

Pellegrinaggio in Terra Santa_4Ogni persona che abbiamo incontrato, ogni luogo che abbiamo visitato, ogni nostro sguardo sulla Terra Santa ci ha regalato una perla preziosa da portare a casa. Dalla quiete del deserto dello Wadi Qelt e dell’uscita in battello sul Lago di Tiberiade alle strade intasate per la fine del Ramadam a Nazareth; dalla solitudine del Monte Tabor ai colori e ai profumi del Suk a Gerusalemme, crocevia di popoli, culture e religioni: ogni santuario visitato, ogni passo compiuto, ogni preghiera recitata ci ha lasciato un’eredità da coltivare una volta arrivati a casa. Perché il nostro pellegrinaggio non è terminato, il cammino continua.