Con tutti voi ringrazio il Signore – i saluti di don Ernesto

DSC_0115È l’atteggiamento primo e più vero che accompagna il mio saluto ai carissimi parrocchiani di Bariano. Il giorno del mio ingresso dissi con le parole di San Paolo: “Vengo in mezzo a voi non per far da padrone o per controllare la vostra fede che è già salda, ma per lavorare con voi, collaboratore della vostra gioia”. Non so se ci sono riuscito. Io però ho provato tanta gioia, condividendo la vostra fede.

Certamente posso dire che mi avete aiutato a restare credente e mi avete rafforzato nella fede. Non è facile, non è scontato che se uno fa il prete lo faccia da credente. Questa è la croce che dobbiamo portare quotidianamente: la fatica non solo di diventare, ma di “restare credenti”.

Fedele al Vangelo

Mi avete aiutato ad essere fedele al Vangelo e a dire parole legate al Vangelo, a non fuggire mai dalla vostra vita e dai problemi legati alla nostra comunità e alla nostra vita di fede. Mi avete aiutato a non dire parole banali, vuote, ma a dire solo ciò in cui uno crede e si sforza di vivere. Mi avete aiutato a restare credente da uomo.
Qualche tempo fa su questo bollettino parrocchiale e sul foglio DSC_0092domenicale, avevo fatto qualche riflessione su “quale comunità il Signore vuole da noi.” Citando un pastore protestante ucciso dai nazisti, scrivevo: “Noi non possiamo essere veramente uomini senza i deboli, i poveri, i piccoli. Ogni comunità cristiana deve sapere che non solo i deboli, i piccoli hanno bisogno dei forti, ma anche questi ultimi (i forti) non possono essere veramente uomini senza i deboli. La ricerca del povero ha a che fare con la piena umanità dell’uomo, con ciò che è degno di essere vissuto. Educare alla cura del debole è dunque un momento essenziale della crescita personale, della vocazione cristiana e della formazione del credente.”

Non si è mai pienamente uomini se non si è sperimentato nella vita l’attenzione ai deboli e ai poveri. Un uomo senza pietà non è uomo. Non possono insegnare l’amore quelle persone che hanno paura di amare: esse non possono donare il coraggio per uno sviluppo personale, finché esse stesse non osano esistere personalmente.

Testimoniare la Parola con la caritàDSC_0039

Vi ringrazio per avermi fatto capire che ciò che conta in una parrocchia è impegnarsi ad essere
santi. Quanta fatica, quanti compromessi in questo cammino. Giovanni Paolo II, a conclusione del Giubileo del 2000, nella sua lettera scritta per l’inizio del terzo millennio dice: “In primo luogo non esito a dire che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale di una comunità è quello della santità. Qualcuno potrebbe pensare che il primo impegno pastorale è organizzare, mettere in piedi manifestazioni, eventi, animazioni varie e attivare chissà quali cose… Tutto questo è secondario. Il primo impegno pastorale è essere santi, in moda da essere testimoni visibili nel far capire che vale la pena essere cristiani, dicendolo nella vita di famiglia, della società, delle nostre istituzioni e all’interno delle nostre situazioni di vita.”

Ci vengono proposti tre pilastri su cui fondare il cammino di santità: vivere bene la Liturgia, essere costanti nella Parola e testimoniarla con la Carità.

A tutti chiedo scusa e perdono

Infine vi chiedo scusa e perdono e lo faccio non per circostanza ma con tutta sincerità. Una delle preghiere che siamo invitati a recitare alle lodi, del mattino suona così: “Fa o Signore che nessuno oggi abbia a attristarsi, scandalizzarsi, allontanarsi da Te per causa mia”. Nella preghiera della sera chiedo sempre al Signore di aiutarmi a capire, chiedere perdono e riparare atteggiamenti, parole e modi che potevano essere stati causa di non testimonianza buona di Vangelo. I miei limiti, i peccati sono noti e vi chiedo perdono, comprensione e preghiera. Faccio mie le parole di San Francesco, quando qualcuno criticava il suo comportamento: “Fratello c’è di peggio!…” diceva. Una cosa però ci tengo a dire: che deliberatamente e con coscienza non ho mai voluto né augurato il male a qualcuno. Se sono stato costretto a dire dei no o assumere atteggiamenti, comportamenti, scelte che possono aver fatto male o offeso, ho cercato di farlo in quello stile che propone il Vangelo: “forte con i forti e debole con i deboli. E non debole con i forti e forte con i deboli”. Non ho rancore verso alcuno. Mi rimane un po’ di amarezza per alcune incomprensioni e situazioni di disagio che in questi anni possono aver turbato la vita della comunità e le relazioni tra di noi. L’ho riconosciuto e detto più volte: facciamo fatica- e qui ci siamo dentro tutti: io e voi- a riconoscere che la comunità perfetta non è quella dove non si sbaglia mai, sarebbe una comunità di farisei! La comunità perfetta è quella dove ci si accetta nei propri limiti, ci si perdona e grazia a vicenda. È questo il punto che ci fa di più soffrire.

Restate sempre accanto ai vostri preti

Da ultimo state vicino ai preti che sono in mezzo a voi. Vogliate loro bene, aiutateli a far bene i preti, come io mi sono sentito sempre amato ed aiutato. Pregate per coloro che hanno esercitato il sacro ministero in mezzo a voi. Ci sia maggior impegno da parte degli adulti a farsi testimoni ed accompagnatori dei nostri giovani e ragazzi, aiutandoli a fare esperienze fondatrici, che diano senso alla vita, più di quanto sia io riuscito nei confronti della gioventù di Bariano.

Diventi sempre più numerosa quella minoranza motivata e impegnata nella vita della comunità che con il silenzio operoso porta il peso di una maggioranza che compie talvolta qualche gesto religioso per abitudine e non per convinzione profonda e personale. La Madonna del Rosario, nostra patrona, di fronte a tante prove e ai disegni di Dio, che spesso non comprendeva, si domandava: “Come avverrà questo?”. Conosciamo la risposta dell’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te… L’onnipotente Dio come una nube ti avvolgerà.” Facciamo nostro questo atteggiamento di Maria per essere guidati dal Signore nelle sue vie a ricercare e vivere la comunità che Lui vuole costruire per noi.

DSC_0185È stata per me un’esperienza preziosa

Che dire lasciando Bariano? Lascia sempre un po’ di amaro in bocca e di rimpianto, lasciare le persone con le quali si è condiviso un tratto di strada. Vedo questa mia esperienza a Bariano preziosa per la mia vita di uomo e di prete, come lo sono state le esperienze belle e preziose nelle parrocchie precedenti. Bariano resta comunque la parrocchia che mi ha aiutato a rafforzare la mia vocazione missionaria e a decidere di partire per la missione. Quando? Quando Dio vorrà! Come già detto, quest’anno non potrò partire a causa
della guerriglia terroristica di Boko Haram che invade il Camerum del Nord dalla vicina Nigeria. Andrò come collaboratore pastorale per un anno nella comunità parrocchiale di Sovere. L’anno prossimo vedremo: se si chiude l’Africa, si aprirà qualche altra strada.

Per me ora Bariano non sarà solo il ricordo avuto da ragazzo quando con l’oratorio andavamo nella bergamasca a fare gite in montagna e ci inchiodava il passaggio a livello per ore a soste interminabili. Oppure da giovane, Bariano mi ricordava il deposito della bicicletta alla stazione. Ero in aiuto alla comunità del patronato, alla Gasparina.

Ora, quando passerò da Bariano, o sentirò parlarne, il pensiero sarà accompagnato da volti, figure e persone amiche.

Voglio ringraziare Don Sandro che in questo periodo mi è stato vicino come prezioso collaboratore e testimone tenace di amore per la comunità. A Don Giacomo e a Don Stefano per l’amicizia e la cura pastorale condivisa nella vita dell’oratorio.

Grazie a due persone indimenticabili: Carlino e Valentino, non solo per essere stati amichevoli
collaboratori nella vita della parrocchia ogni giorno, feriale o festivo, di gioia o di dolore, gratificato o non, ma ancor più grazie per la testimonianza di una fede adulta e matura, senza fronzoli, viva nella tradizione popolare della nostra comunità e vissuta in una laboriosità silenziosa e orante.

A Don Silvio un sincero e fraterno benvenuto! Si troverà bene a Bariano. Non gli dò consigli né raccomandazioni, ne ha già sentite tante a partire dal “giuramento in curia” e ne sentirà ancora. Voglio fargli un augurio accompagnato dalla preghiera che ogni giorno farò per lui, come ho sempre fatto con i miei successori: “Lo Spirito Santo, spirito di consiglio e fortezza lo aiuti a scoprire attraverso i deboli e i poveri le coordinate della speranza e del futuro e gli dia la forza di costruire una umanità globale (nel senso che non esclude nessuno) dove ci riconosciamo diversi come persone ma tutti figli dello stesso Dio e uguali come cittadini del mondo.” Infine grazie all’Amministrazione Comunale e alle Associazioni per quello che insieme abbiamo fatto per il bene comune del nostro paese.

Con affetto saluto tutti e… un arrivederci!

Don Ernesto